“I miei demoni li ho nutriti con l’accettazione e l’ascolto.
Li ho fatti sedere intorno a me e li ho chiamati per nome, solo allora hanno smesso di farmi paura e sono diventati alleati potenti.
Avevano il nome di mio padre, del ricatto, dell’invisibilità, dell’inadeguatezza, del dolore della perdita, della ferita d’amore, della paura.
Finché li ho combattuti o ignorati hanno divorato la mia vita e le mie relazioni.
I demoni vanno abbracciati, in quel momento ti apriranno le porte della rinascita.
Il demone della paura ti parlerà di quanto ti sei allontanata dalla tua natura, ti parlerà delle passioni che hai messo a tacere, della tua voce che non ascolti più, di come sei rimasta incastrata in una vita che non è quella che desideri.
Il demone dell’invisibilità ti racconterà del tuo bisogno di brillare, quello dell’inadeguatezza ti mostrerà i tuoi doni e il tuo potere personale.
Ognuno di loro avrà una storia da raccontarti, ascoltala.
I demoni sono come i draghi, vanno baciati, non vanno uccisi. ”
– Bride An Geal –
Nella edificante prospettiva di riconoscere e accogliere i propri demoni, il proprio Non sé, non come temibile nemico ma come formidabile alleato (il miglior personal trainer per maturare presenza/consapevolezza) suggerisco di leggere il libro “Le 5 ferite dell’anima e come guarirle” di Lise Bourbeau e in particolare – proprio relativo al chiamare per nome il proprio Non sé e riconoscerne l’essenziale funzione evolutiva – il successivo “Le 5 ferite. Nuove chiavi di guarigione (Vol 2)” in cui l’autrice spiega alcune tecniche pratiche per stabilire un rivoluzionario rapporto con questo riscoperto “alleato”.
Ricordiamoci che giudicare, odiare, eliminare, rinnegare, disprezzare, accusare il proprio Non sé… è Non sé! Non solo non si trasforma ma lo si potenzia.
Tutto ciò che separa* potenzia la mente identificata (Non sé).
L’unica strada possibile per il Ricordo di Sé è l’integrazione.
* l termine “diavolo” deriva dal latino tardo diabŏlus, traduzione fin dalla prima versione della Vulgata (fine IV – inizio V secolo d.C.) del termine greco Διάβολος, diábolos, (“dividere”, “colui che divide”, “calunniatore”, “accusatore”; derivato dal greco –διαβάλλω, diabàllo, composizione di dia “attraverso” bàllo “getto, metto”, indi getto, caccio attraverso, trafiggo, metaforicamente anche calunnio).