L’anima si incarna con delle precise risoluzioni, noi veniamo al mondo per necessità di un vocazione, un proponimento, un’intenzione.
Quando entriamo nella matrice, nell’utero, tuttavia dimentichiamo. Quest’oblio lascia un vuoto creativo.
Fin dalla prima infanzia la cultura penetra nel vuoto e, con il passare degli anni, finisce per riempirlo.
Per ritrovare le risoluzioni dell’anima dobbiamo allora ripulirci degli obiettivi che il nostro Io ha prodotto sotto effetto della cultura, cioè del culto, di quell’insieme di credenze che governano il mondo.
Nasciamo per essere maghi, folletti, ondine, visionari dotati di passione, amanti dell’anima e suoi fedeli paladini, siamo fatti della stessa sostanza dei sogni, siamo miti, leggende straboccanti di magia, ma solo un incantesimo ci tiene prigionieri dentro gli spazi ristretti del senso dell’oggettività delle cose, la gabbia del materialismo.
E non usciamo di lì perché abbiamo paura.
Ci è fatto credere che là fuori c’è il buio. Quel buio è la chiara luce dell’anima, ma non possiamo saperlo finché non usciamo.
Ci viene detto che non potremo mai più fare ritorno, ci perderemo e così quando usciamo, il più delle volte lo facciamo per disperazione.
Quando la prigionia ci ha sfinito, ha fatto ammalare il nostro corpo, ha travolto la nostra mente, ha incrinato il nostro cuore, quando non abbiamo nulla da perdere all’interno del mondo, allora usciamo fuori e scopriamo che possiamo avere tutto. Ritroviamo la voce dell’anima che non ha mai smesso di proferire le proprie risoluzioni e comprendiamo perché siamo nati: per amare, per celebrare.
Il fatto è che la cultura dominante ci fa credere in falsi obiettivi, ci mostra la ricchezza materiale e il potere sociale come fossero traguardi da raggiungere a tutti i costi, ci fa vivere una sessualità che dipende unicamente dalla presenza di un elemento esterno a noi e ne fa un punto d’arrivo, una conquista per tutti.
Ma questi non sono affatto obiettivi dell’anima. E così l’anima infaticabilmente ci richiama, giorno per giorno, a sé togliendoci da sotto i piedi e da dentro le mani gli appigli ‘concreti’ che ci legano al mondo del materialismo.
L’Io soffre assai di queste perdite.
Ma, proprio quando abbiamo perso tutto, improvvisamente le pareti che ci dividono dall’anima crollano, e scopriamo di poter avere tutto.
Selene Calloni Williams – James Hillman, il cammino del ‘fare anima’ e dell’ecologia profonda.