La coscienza di esserci è attiva ossia dovete ricordarvene consapevolmente altrimenti non c’è.
[…]
Si deve spegnere la ricerca stessa, in quanto il soggetto non può auto-cercarsi, ma solo ricordarsi di esserci.
DIMORARE nella sua sensazione di essere cosciente, così che l’auto-coscienza possa risplendere non più offuscata dalla volizione, dal “voler trovare un oggetto”.
Dio è più vicino a me di quanto io non lo sia a me stesso.
- Meister Eckhart -
L’essenziale della ricerca della verità, ossia la risposta (unica) alle domande: chi sono io? cos’è la coscienza? cos’è Dio? la si può trovare unicamente volgendo lo sguardo lontano dal pensiero volitivo, il quale implica sempre un soggetto da cui partire e un oggetto da raggiungere.
Ciò che davvero vuole l’autentico filosofo che indaga la realtà è uno stato di non-volizione, uno smettere di allontanarsi dalla sua sensazione di esistere come oggetto primordiale – cioè, esistente prima di qualsiasi altro fenomeno o volizione – uno smettere di fuggire a ogni istante dal suo esserci con l’atto volitivo del voler ottenere.
Io esisto quando mi ricordo di esserci, non quando voglio qualcosa compreso l’esserci stesso.
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La verità è ciò da cui partiamo, non ciò a cui dobbiamo arrivare.
Ciò che siamo, lo siamo già adesso, e corrisponde perfettamente a ciò che è l’universo e a ciò che è Dio.
Il mondo cosiddetto “esterno” fa di tutto per distrarci dalla nostra sensazione di essere vivi.
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La chiave è rappresentata da uno stato di coscienza non ordinario, ma non possiamo fare niente per raggiungere questo stato, perché il volerlo raggiungere ce ne allontana. Questa comprensione dovrebbe condurci a un “punto morto”, un arresto del pensiero razionale, per entrare nel pensiero sovra-razionale, cioè quello intuitivo contemplativo.
Si tratta di una SOSPENSIONE. Un’attesa… ma senza oggetto.
Questa attesa è uno stato interiore, in quanto non c’è nulla da attendere, essendo la risposta precedente la domanda, essendo la risposta non una proposizione, bensì colui che pone la domanda.
La vera meditazione è infatti l’attendere senza prospettiva, l’attendere per attendere, che non distrugge il pensiero razionale, ma semplicemente lo ignora e in tal modo lo sorpassa, per entrare in uno stato di coscienza superiore.
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Attraverso questa sospensione, questo restare in attesa, si verifica una sottile trasformazione della coscienza ordinaria, grazie alla quale l’attesa diviene un permanere, ossia uno STARE FUORI DAL TEMPO, un dimorare nella sensazione di esserci.
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Il restare in sospensione è sia la via che la meta: un aspettare che non ha mai fine, come un’ispirazione perpetua, mai seguita dalla espirazione.
L’illuminazione – la verità – non potrà mai essere trovata poiché non è mai stata perduta.
Siamo letteralmente fatti di ciò che stiamo cercando, tuttavia non riusciamo a smettere di cercare.
L’accesso alla verità circa il fenomeno della coscienza e della vita è un mistero assoluto, in quanto il suo verificarsi si colloca fuori dell’ambito della volontà e dello spazio tempo. La si ottiene quando si smette di volerla e ci si lascia “ricondurre ad essa” approfittando del permanere in quello stato di attesa perpetua.
Il devoto non cerca più Dio, bensì riceve da Dio lo slancio verso Dio, senza merito personale.
L’uomo non può che affidarsi alla verità, perché appartiene già originariamente ad essa.
In effetti la sospensione del volere – posto che non sia anch’essa praticata con uno scopo – si fonda sulla nostra appartenenza a ciò di cui siamo in attesa.
La verità non è qualcosa da trovare per mezzo di esperimenti scientifici, ma esiste già perché già le apparteniamo.
La disposizione meditativa dell’attesa è già la meta e costituisce l’essenza segreta del vero pensare, un pensiero maturo, contemplativo.
A meno che non si creda che il pensiero sia solo quel rumore mentale di cui è capace l’uomo medio.
– Salvatore Brizzi, “Senza io e senza Dio – il risveglio come necessità” –
L'essenziale della ricerca della verità, ossia la risposta (unica) alle domande: chi sono io? cos'è la coscienza? cos'è Dio? la si può trovare unicamente volgendo lo sguardo lontano dal pensiero volitivo.
Io esisto quando mi ricordo di esserci.
La verità e ciò da cui partiamo, non ciò a cui dobbiamo arrivare.
La chiave è rappresentata da uno stato di coscienza non ordinario, ma non possiamo fare niente per raggiungere questo stato, perché il volerlo raggiungere ce ne allontana.
La vera meditazione è infatti l'attendere senza prospettiva, l'attendere per attendere, che non distrugge il pensiero razionale, ma semplicemente lo ignora e in tal modo lo sorpassa, per entrare in uno stato di coscienza superiore.
Attraverso questa sospensione, questo restare in attesa, si verifica una sottile trasformazione della coscienza ordinaria.
L'uomo non può che affidarsi alla verità, perché appartiene già originariamente ad essa.
La disposizione meditativa dell'attesa è già la meta e costituisce l'essenza segreta del vero pensare, un pensiero maturo, contemplativo.
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“Quando ti definisci Indiano, Musulmano, Cristiano o Europeo, o qualsiasi altra cosa, tu diventi violento. Ci arrivi da solo al perché? Perché ti stai separando dal resto dell’umanità. Quando ti definisci, in base ad un credo, una cultura, una nazionalità, una tradizione, quest’azione traspira violenza. Così un uomo che cerca di comprendere la violenza non […]
A seguire alcuni frammenti tratti dal capitolo 25 intitolato ‘il dono del fallimento’, dal libro The Carpenter di Jon Gordon, Antipodi Edizioni. Nello specifico il dialogo tra Michael, il protagonista del libro, che dopo un periodo difficile sta vivendo un fallimento lavorativo e chiede consiglio ad un falegname decisamente ‘speciale’ che gli fa da mentore […]
“Non devo aver paura. La paura uccide la mente. La paura è la piccola morte che porta con sé l’annullamento totale. Guarderò in faccia la mia paura. Permetterò che mi calpesti e mi attraversi. E quando sarà passata, aprirò il mio occhio interiore e ne scruterò il percorso. Là dove andrà la paura non ci […]