A seguire una storiella raccontata da Osho nel libro “Il benessere emotivo – trasformare paura, rabbia e gelosia in energia positiva”.
[Un kōan è un termine proprio del Buddhismo Zen che indica lo strumento di una pratica meditativa, denominata propria di queste scuole, consistente in una affermazione paradossale o in un racconto usato per aiutare la meditazione e quindi “risvegliare” una profonda consapevolezza. Di solito narra l’incontro tra un maestro e il suo discepolo nel quale viene rivelata la natura ultima della realtà].
“Il Maestro dice al discepolo di meditare su un koan: una piccola oca viene messa in una bottiglia, nutrita e accudita.
L’oca diventa sempre più grossa e riempie l’intera bottiglia. A un certo punto è così grossa che non può più uscire dal collo della bottiglia: è troppo stretto. Ebbene, devi scoprire come far uscire l’oca senza rompere la bottiglia, e senza uccidere l’oca: il koan è questo.
È un vero rompicapo. Cosa puoi fare? L’oca è troppo grossa, non puoi farla uscire senza rompere la bottiglia, ma questo non lo puoi fare. Puoi tirarla fuori uccidendola, senza preoccuparti che esca vivo morta, ma anche questo non è permesso.
Per giorni il discepolo medita, senza trovare soluzioni, pensa questo o a quell’altro, ma in realtà la soluzione non esiste.
Stanco, completamente frustrato, ha un improvvisa rivelazione… di colpo capisce che al Maestro non interessano né la bottiglia nell’oca: devono rappresentare qualcos’altro.
La bottiglia è la mente, tu sei l’oca; e, se sei un testimone, si può fare: senza essere la mente, puoi comunque diventare così identificato da avere la sensazione di esserci dentro.
Il discepolo corre dal maestro gli dice: “L’oca è fuori!”.
E il Maestro commenta: “Hai capito. Adesso tienila fuori. Non è mai stata dentro”.
Se continui a lottare con l’oca e la bottiglia, non troverai mai una soluzione. Devi comprendere che rappresentano qualcos’altro, altrimenti il Maestro non ti avrebbe mai dato quel koan: cos’altro potrebbe essere, visto che la strada tra Maestro e discepolo, tutta la loro interrelazione, riguarda solo la mente e la consapevolezza?
La consapevolezza è l’oca che non si trova nella bottiglia della mente, ma tu credi che ci sia e chiedi a tutti come fare per tirarla fuori.
E ci sono idioti che ti aiuteranno, dandoti delle tecniche per tirarla fuori. Li definisco idioti perché non hanno capito niente di niente: l’oca è fuori, non è mai stata dentro, quindi il problema di tirarla fuori non si pone.
La mente è solo una processione di pensieri che passa davanti allo schermo del cervello.
Tu sei un osservatore; ma ti identifichi con le cose belle, e sei finito: una volta coinvolto nelle cose belle, sei coinvolto anche nelle brutte, perché senza dualità la mente non può esistere.
Non può esserci consapevolezza con la dualità e non può esserci mente senza dualità. La consapevolezza è non duale, la mente è duale.
Quindi limitati a osservare.
Io non do soluzioni, insegno la soluzione: allontanati un po’ e osserva. Crea una distanza tra te e la mente: che sia buona, bella, deliziosa, qualcosa che vorresti goderti più da vicino, oppure che sia brutta abnorme, repellente, rimani il più lontano possibile, guardala proprio come guardi un film.
Purtroppo le persone si identificano anche con i film…
[…]
Ti identifichi con qualunque cosa. Ci si identifica con le persone e in questo modo ci si crea infelicità. Ci si identifica con le cose, ci si sente male se quella cosa viene a mancare. L’identificazione è alla radice di ogni infelicità. E ogni identificazione è identificazione con la mente.
Tirati semplicemente da parte, lascia passare la mente; e ben presto sarai in grado di vedere che non c’è alcun problema: l’oca è fuori.
Non devi rompere la bottiglia e non devi uccidere l’oca.
– Osho –