“Essere ossessionati dalle emozioni e attribuire loro un’importanza eccessiva ci danneggia per il semplice fatto che queste non durano.
Qualunque cosa ci faccia felici oggi non ci farà più felici domani, perché la nostra biologia ha sempre bisogno di qualcosa di aggiuntivo.
Fissarsi sulla felicità porta inevitabilmente alla ricerca infinita di “qualcos’altro”.
E nonostante il nostro sudore e la nostra fatica, finiamo per trovarci in una condizione inquietantemente simile a quella di partenza: d’inadeguatezza.
Gli psicologi si riferiscono talvolta a questo concetto con l’espressione “tapis roulant edonico”.
È una cosa difficile da mandare giù.
Ci piace l’idea che esista una forma di felicità definitiva che può essere raggiunta.
A tutti piace sentirsi bene. Tutti vogliono una vita felice, facile e priva di preoccupazioni.
Quello che determina il tuo successo non è: «Di cosa vuoi godere?».
La domanda rilevante è: «Quale dolore vuoi sopportare?».
La strada verso la felicità è piena di mucchi di m#rd@ e vergogna.
Devi scegliere qualcosa.
Non puoi avere una vita indolore.
La persona che sei si definisce in base a quello per cui sei disposto a lottare.
Non è l’ennesimo ammonimento del tipo “senza fatica non si ottiene nulla”.
È solo la componente più semplice e basilare della vita:
i nostri sforzi determinano il nostro successo.
I nostri problemi generano la nostra felicità, insieme ad altri problemi un pò migliori e un pò potenziati.
Se pensi che a un certo punto potrai smettere di arrampicarti, temo che ti sia sfuggito il senso del discorso.
Perché la gioia consiste proprio in quello.”
– Mark Manson, La sottile arte di fare quello che c***o ti pare –