Il risveglio di Echkart
Ciò è stato sicuramente vero nel mio caso. Per anni la mia vita altalenava tra la depressione e l’ansia acuta.
Una notte mi sono svegliato in uno stato di tremenda e intensa paura, che non avevo mai provato prima. La vita mi appariva senza senso, un intralcio, ostile.
Divenne così insopportabile da provocarmi ben presto un pensiero: non posso più vivere con me stesso. Il pensiero andava ripetendosi più e più volte.
Di colpo poi sono indietreggiato e ho guardato quel pensiero, così com’era e mi sono reso conto della sua stranezza: se non posso più vivere con me stesso, vuol dire che siamo in due, uno sono io e l’altro è quello con cui non posso più vivere. Quindi mi domandai: chi è quell’io e chi è quel me con cui non posso vivere?
Non mi venne alcuna risposta e la mente smise di funzionare. Per un momento all’interno ci fu solo silenzio. Subito dopo mi ritrovai in un turbine, in un vortice di energia.
Poi un’intensa paura mi catturò e il corpo si mise a tremare. Sentii dentro il petto queste parole: non fare resistenza.
E poi mi sono sentito risucchiato nel vuoto.
La scomparsa delle paure
Le paure sono improvvisamente scomparse e mi sono lasciato cadere in quel vuoto. Non ho memoria di quel che accadde dopo.
Mi risvegliai il mattino dopo come se fossi appena venuto al mondo. Tutto mi appariva fresco, immacolato e intensamente vivo.
Una quiete vibrante colmava tutto il mio essere. Mentre passeggiavo per la città quel giorno, il mondo mi appariva come se fossi appena arrivato, il passato era totalmente assente. Mi trovavo in uno stato di meraviglia per la pace interiore provata e per la bellezza che vedevo fuori, anche in mezzo al traffico.
Non mettevo più etichette e non interpretavo più le mie percezioni sensoriali, c’era una quasi completa assenza di commento mentale.Da quel giorno percepisco e interagisco col mondo in questo modo: dalla quiete e non più dal rumore mentale. La pace provata quel giorno non mi ha più abbandonato, anche se varia di intensità.
All’epoca non avevo un riferimento concettuale che mi aiutasse a capire cosa mi era accaduto.
Anni dopo mi sono reso conto che l’intensa sofferenza provata quella notte aveva spinto la mia consapevolezza a distaccarsi dall’identificazione con il sé infelice, con il piccolo me sofferente, che non e’ altro che un’illusione della mente.
Il distacco deve essere stato così completo che quel sé sofferente è scomparso, come quando si toglie il tappo ad un giocattolo gonfiabile.
Quel che rimase fu la mia vera natura, il sempre presente Io Sono: consapevolezza allo stato puro antecedente all’identificazione con la forma.
Potete anche chiamarla pura consapevolezza o presenza».