Una frase di San Francesco ripresa da Alessandro Conte di Cagliostro così come ci narra Salvatore Brizzi nel suo libro Il Bambino e il Mago.
5) Tant’è quel ben ch’io aspetto, che ogni pena m’è diletto. [quinta delle sette frasi magiche di Cagliostro]
Dobbiamo abituarci a paragonare le sofferenze che proviamo quotidianamente ai dolori del parto, non alle pene che vengono inferte nel corso di una tortura.
Non esistono dolori inutili e non esistono carnefici.
L’espressione che spesso sento utilizzare dalla gente: “Questo periodo della mia vita è una tortura!”, andrebbe sostituita da quest’altra, decisamente più rispondente alla realtà dei fatti: “Questo periodo della mia vita è un parto!”.
Ogni volta che soffriamo stiamo facendo nascere una creatura dentro di noi. E la persona che “ci fa soffrire” non è un torturatore bensì il facilitatore di questo processo, colui che ci accompagna dentro di noi e ci permette di scoprire qualcosa che altrimenti rimarrebbe nascosto e non elaborato.
Chi ci fa vedere la nostra gelosia o il nostro attaccamento al denaro… ci sta torturando o ci sta aiutando?
Non sareste contenti di sudare per ore e ore sulla lavorazione del Piombo, se sapeste che il risultato sarà una certa quantità di Oro puro?
Il mago è colui che dentro il Piombo vede l’Oro, che sa che dentro il veleno si nasconde il farmaco. Non si lascia ingannare dall’apparenza delle forme e punta dritto all’essenza.
Il dolore è la Gioia vista di spalle, prima che l’elaborazione interiore la costringa a voltarsi e mostrarci la sua vera faccia.
Per questo motivo, il mago e la maga, di fronte alle difficoltà…. ringraziano la Vita.
Non sono masochisti, sono persone che vedono.
– Salvatore Brizzi, Il Bambino e il Mago –