Onora il padre e la madre
Spesso durante le Costellazioni Familiari e Spirituali e le sessioni di counseling emerge il rifiuto in particolare di un genitore o di entrambi.
Le ragioni possono essere varie e per lo più tutte umanamente comprensibili da parte di chi non ha sentito di ricevere quello che considera il ‘giusto e doveroso’ amore di un genitore verso il proprio figlio. Facilmente quindi emerge disappunto, giudizio, risentimento, rabbia e a volte odio nei confronti del proprio genitore.
Comprensibile.
Tuttavia – per quanto doloroso – è necessario riuscire ad andare al di là del proprio vissuto e delle proprie memorie e convinzioni, ampliando ed elevando lo sguardo nei confronti dei propri genitori e della vita stessa. Dobbiamo riuscire – per noi stessi in primis – a vedere con ‘nuovi occhi’.
Difficilmente possiamo arrivare con la sola logica razionale a comprendere certi movimenti che vanno ben al di là del nostro percepito, del nostro vissuto.
Per arrivare all’essenza possiamo solo arrivarci osservando con gli occhi del Cuore.
«Semplice ma non facile».
Quel che possiamo constatare è che il rapporto con i nostri genitori – con coloro che ci hanno donato la vita – è… ‘vitale’.
Come dice Bert Hellinger – chi più di tutti ha sviluppato il sistema delle Costellazioni – «non esistono genitori migliori e i genitori peggiori. Ci sono solo genitori.
Se riconosciamo il principio e lo accettiamo, dai nostri genitori possiamo prendere la vita intera.
Chi interiormente rifiuta uno dei genitori, chi muove delle rimostranze ai genitori, chiude il proprio cuore dinanzi all’abbondanza della vita.
Allora riceverà, per così dire, solo una parte. Prenderà solo una parte».
Fluire nell’Amore
Non dobbiamo – per forza – amare i nostri genitori.
Ma non abbiamo nulla da perdere e assolutamente tutto da guadagnare nell’impegnarci a riconoscere in loro chi ci ha dato la vita e le nostre radici da cui traiamo la forza per vivere.
Senza i nostri genitori non saremmo qui. E non saremmo in grado nemmeno di lamentarci nei loro confronti.
È necessario stabilire una sentita connessione con le nostre radici. Che non si fermano ai nostri genitori ma si addentrano in tutta la nostra linea di sangue: dai nonni ai trisavoli, ai nostri avi ed ancestrali.
Noi siamo il prodotto finale di una lunghissima serie di sacrifici e decisioni. Di una lunga sequenza di vita e morte che ci ha permesso di essere qui: così come siamo.
C’è una determinata Volontà, Intelligenza che ci ha voluto qui tramite tutte queste vite.
Abbiamo l’onorato compito di riconoscere questo dono della Vita: celebrarlo e ringraziare.
Dando il nostro autentico contributo. Così come chi ci ha preceduto.
Partendo con il riconoscere, celebrare e ringraziare i nostri genitori: il meglio che (animicamente) abbiamo scelto per noi.
Non c’è da dubitarne. C’è solo da aprirci ad accoglierlo, a comprenderlo.
Così la nostra vita non può che ordinarsi e fluire nell’Amore.
Ci sono solo genitori
«La vita non dipende da come possono essere il padre e la madre.
Sotto questo punto di vista possiamo e dobbiamo guardare in modo diverso i nostri genitori.
Quando li guardiamo, guardiamo attraverso di loro, indietro nel passato, là dove ha origine la vita.
Non prendiamo la vita solamente dai genitori, ma da molto lontano. In questo modo, prendere è un’azione umile: significa consentire alla vita e al destino così come sono stati predeterminati attraverso i genitori.
Da questo punto di vista, non esistono genitori migliori e i genitori peggiori. Ci sono solo genitori.
Se riconosciamo il principio e lo accettiamo, dai nostri genitori possiamo prendere la vita intera.
Chi interiormente rifiuta uno dei genitori, chi muove delle rimostranze ai genitori, chiude il proprio cuore dinanzi all’abbondanza della vita.
Allora riceverà, per così dire, solo una parte. Prenderà solo una parte.
Molti di quelli che si rifiutano di prendere i genitori per intero provano a compensare questa mancanza.
Così agognano la realizzazione di se stessi o la spiritualità. In realtà, è la ricerca velata del padre che non hanno ancora preso come mio, della madre che non hanno ancora preso come mia.
Chi rifiuta i propri genitori, rifiuta se stesso e conseguentemente si percepisce non realizzato, cieco e vuoto».
– Bert Hellinger –