“I latini dissero persona (da Per-Sonàr, risuonare attraverso) la maschera di legno portata sempre sulla scena dagli attori nei teatri dell’antica Grecia e d’Italia, nella quale i tratti del viso erano esagerati, perché meglio potessero essere rilevati dagli spettatori e la bocca era fatta in modo da rafforzare il suono della voce: cosa resa necessaria dall’ordinaria vastità degli antichi teatri. Questo vocabolo venne poi applicato ad esprimere l’individuo rappresentato sulla scena che ora chiamiamo Personaggio; poi (nel qual senso persevera tuttora) un uomo qualsiasi, e successivamente la sua corporatura o il complesso delle sue qualità”.
– dizionario etimologico –
Ebbene, in tempi di provocazione, quando ci facciamo agganciare dalle parole, azioni, comportamenti dell’altro e reagiamo “prendendocela sul personale“…
chi se la sta davvero “prendendo”?
Chi, in me, si fa provocare e reagisce alla provocazione?
Io, la mia Essenza?
O la “mia” maschera, le “mie” identificazioni?
Il mio Sé? O chi credo di essere (non sé)?
Alla luce di ciò, quello che mi provoca ha una funzione evolutiva PER me.
Invece che essere un limite si rivela essere una preziosa opportunità.
La provocazione serve a darmi la possibilità – quando me la concedo – di riconoscere quando sono presente, o no.
Il lavoro da fare è non reagire all’esterno ma affinare l’ascolto interno.
Non mi lascio rapire e manipolare dalle emozioni ma le osservo; e nell’osservare le emozioni che si e-muovono in me, posso scoprire e riconoscere un’altra parte di me: quella vera che si cela dietro la maschera.
Il COME rispondo alle provocazioni mi aiuta a smascherarmi e Ricordarmi Chi Sono.