Crede che dimostrando a se stesso che ha ragione e che l’amico ha torto, l’amico finalmente lo accetterà e lo amerà di nuovo e tutto andrà bene.
Quando ciò non accade, lo interpreta male e si sforza di più; pensa di non aver sufficientemente dimostrato di avere ragione e l’altro torto.
La spaccatura si allarga e la sua ansia aumenta.
Più armi usa nel suo sforzo per vincere il combattimento, più si trova in difficoltà, fino a danneggiare se stesso e l’altro e agire contro il proprio interesse.
Ora si trova di fronte a un ulteriore conflitto che è sorto dal primo errore e dalla scissione dualistica.
Per evitare una spaccatura totale, con tutti i suoi pericoli reali e immaginari – poiché si è cominciato a provocare un danno reale – ora si trova di fronte all’alternativa di dover cedere per placarsi ed evitare danni a se stesso, o continuare a combattere.
Poiché è ancora convinto che ci sia un giusto e uno sbagliato, l’appagamento lo priva del rispetto di sé.
Che usi o meno questa “soluzione”, sarà diviso tra le due alternative: combattere o sottomettersi.
Entrambi creano tensione, ansia e svantaggi interni ed esterni.
“L’atto che sembra essere il più difficile da compiere per un uomo ma che, in realtà, è l’atto più facile e libero possibile, è chiedersi: ‘Qual è la verità?’
Nel momento in cui un individuo è più incline alla verità che a dimostrare di avere ragione, entra in contatto con il principio divino o verità trascendente e unificata.