Salve a tutti,
dal 17 al 22 gennaio il Sole ci potenzia dall’esagramma 60: la Porta dell’Accettazione, Limitazione.
Considerando che l’Anno Rave inizia col Sole nella Porta 41 (22 gennaio) che segue la Porta 60 attualmente attivata dal Sole, ciò significa che quando stiamo per chiudere l’anno solare ciclicamente siamo chiamati a fare esperienza di Limitazione.
Prima di accedere al nuovo siamo chiamati a confrontarci con le limitazioni esperite durante il vecchio ciclo che ci mostrano il nostra stato di coscienza: il nostro approccio alla vita nella Forma.
E non solo siamo chiamati a confrontarci con le limitazioni ma anche ad accettarle, accoglierle se – come recita l’insegnamento di questa Porta nell’I Ching del Rave – desideriamo muoverci verso la trascendenza.
Come ho avuto modo di scrivere sul gruppo Telegram di Human Design Counselor la Porta 60 ci mostra le Limitazioni (esperite durante il vecchio)
e la successiva Porta 41 ci insegna che sono proprio “le limitazioni delle risorse a massimizzare lo sviluppo del potenziale”(aprendoci al Nuovo). In linea con la tematica del Mistero e la pressione a svelarlo/razionalizzarlo (vedi transito precedente) è importante sapere che su questo – limitato – piano materiale abbiamo bisogno di fare esperienza di chiusura per aprirci all’apertura; di essere schiavi per essere consapevoli di cosa significa essere liberi; di fomentare guerre per arrivare a nutrire una consapevole duratura pace; di odiarci per conoscere davvero cosa significa amarci.
Abbiamo bisogno di confrontarci con le limitazioni… per saperle trascendere.
A tal proposito sento di specificare 2 punti:
1. Le limitazioni potrebbero facilmente essere inquadrate come limitazioni materiali intese come economiche. Ma non si tratta solo di questo. Si tratta di tutte le forme di limitazioni. Per assurdo anche avere tanti soldi e non sapere come spenderli può essere una forma di limitazione.
In particolare oltre a limitazioni di soldi e risorse, si tratta anche di corpo e salute, di relazioni, di lavoro, di possibilità, di condivisione, di potenziali mentali, tecnologici, scientifici, medici; limitazioni in merito al clima, all’alimentazione, all’immagazzinamento di conoscenze, oggetti, dati, informazioni ecc.
Le limitazioni possono riguardare qualsiasi aspetto incluse le auto-limitazioni e, specie molto sentito in questa frenetica pressante fase storica, le limitazioni riguardo al tempo: non averne abbastanza o, il dramma, di averne ma non sapere come utilizzarlo/ottimizzarlo.
Finché siamo incarnati nella materia ma soprattutto identificati con essa, in sostanza tutto è inevitabilmente limitato dalla prospettiva della nostra anima.
2. Per limitazioni possiamo intendere tutto ciò che “pare” imprigionare, confinare il nostro spirito nella materia. Dove è trascendente maturare coscienza che nulla può limitare il nostro spirito e ciò che sembra imprigionarci in realtà è solo frutto dell’illusione partorita dall’identificazione mentale.
Proprio tutto ciò che “pare” limitarci e che sfida il nostro corpo e la nostra mente è, di fatto, funzionale al nostro potenziamento: a sviluppare nuova consapevolezza grazie al confronto con le limitazioni portate dal Nuovo, dallo sconosciuto, dal misterioso, da ciò che non conosciamo ancora. A portare limitazioni è per lo più ciò che non conosciamo. Una volta che qualcosa ci è noto non rappresenta più una limitazione o quanto meno non a lungo o quanto meno non in modo così debilitante.
Giusto per comprenderne il senso, come recita la terza legge di Clarke: «Qualunque tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia». Ovvero, dal momento che qualcosa è noto ciò che prima rappresentava un mistero ora è comprensibile e potenzialmente replicabile.
Mi soffermo su questo aspetto della limitazione in rapporto col nuovo/lo sconosciuto proprio per mostrare che le limitazioni che così tanto temiamo, giudichiamo e tendiamo a fuggire, in realtà sono debilitanti solo in proporzione al nostro livello di identificazione mentale ovvero ai limiti della nostra coscienza. Non c’è nulla che, di per sé, ci possa limitare se non la nostra mente stessa nel momento in cui – erroneamente – la usiamo (ci facciamo usare) per decidere.
Non che le limitazioni non esistano perché finché siamo nel corpo ci sono – eccome! – ma non sono così spaventose come si immagina e ci fa credere la nostra mente pavida, il nostro ego che teme di veder venir meno il suo potere basato sul controllo di ciò che conosce.
Una delle lezioni più importanti da assimilare, non a caso in preparazione ad un nuovo ciclo solare e non a caso portata da Plutone nella Porta 60 alle soglie della Nuova Era, è l’ACCETTAZIONE o meglio l’ACCOGLIENZA. Di fronte alle limitazioni l’unica cosa che possiamo fare è… accoglierle.
Non ha il minimo senso e anzi è totalmente controproducente resistere alle limitazioni, a quello che c’è. Perché c’è, ed è evidente, manifesto, lì di fronte a noi; PER NOI.
Se ti entrano i ladri in casa, se ti arriva una multa, se accade un incidente, se perdi qualcosa, se non hai il tempo di completare quel lavoro, se non funziona quella relazione… è inutile sforzarti a cambiare la situazione, a cercare di tornare indietro nel tempo, a lamentarti di quello che è accaduto.
L’unica cosa che puoi fare in funzione di fare una corretta esperienza di vita e fluire in essa è quello di accettare quello che c’è.
Dove l’accettazione non va confusa con la rassegnazione. Sono due cose ben diverse. La rassegnazione è sottomettersi a qualcosa; arrendersi passivamente subendo le circostanze. L’accettazione è rendersi conto che le cose sono come sono; prendere atto di quello che c’è: responsabilizzarsi = saper rispondere alla situazione.
Sono due approcci moooolto diversi e che conducono a due modi di vivere completamente differenti. Nella rassegnazione ti blocchi ed è finito il Gioco. Nell’accettazione, nell’accoglienza ti “carichi” per fare un salto ad un altro livello: per mutare.
L’accettazione implica a volte uno stato di immobilità ma non è nulla di passivo. Fa parte del Gioco: il Gioco della Mutazione. La Mutazione è un processo energetico creativo che funziona ad impulso: acceso-spento, acceso-spento: ON-OFF, ON-OFF.
Non è qualcosa che si può decidere, né volere, né prevedere. È qualcosa che accade. Semplicemente accade.
Dal Vuoto nasce il Pieno. Il Pieno diventa Vuoto. Accade.
È il principio della mutazione: non sai mai quando accade ma sai che prima o poi accade.
Apparentemente dal nulla e apparentemente senza logica una forza impressionante si sprigiona e rilascia qualcosa di nuovo e potenziante.
Non ci si può opporre. Non almeno senza subirne delle conseguenze: le terribili conseguenze di chi si oppone alla Forza/Energia che muove l’Universo. La mutazione è un processo che non si può arrestare e per questo l’unico approccio sensato è quello di accoglierlo.
Se cerchiamo di controllare la mutazione, il cambiamento o ci opponiamo o resistiamo… non possiamo che esserne travolti.
Per chiarire la mutazione non è qualcosa che riguarda solo l’esterno ma ci coinvolge internamente in prima persona.
La mutazione è un processo individuale che riguarda il singolo nella sua unicità.
Qualcosa che scaturisce misteriosamente da ognuno in un modo unico. Questa forza individuale mutativa è un sapere interno/interiore che non si sa da dove viene ma che c’è e si manifesta in noi: al di là se ne siamo consapevoli o meno, se lo accettiamo o no. La mutazione c’è e si manifesta inesorabilmente. L’unica cosa che possiamo fare per non subirla è accoglierla e avere fiducia nel suo processo e in noi che ne siamo testimoni e attori.
Ho sentito di soffermarmi sul tema della mutazione perché oltre ad essere pregnante per i prossimi decenni – secoli – è, in questi mesi e nel transito di quest’anno, vissuta in un ambiente nodale che parla di shock. Il che renderà il confronto con la limitazione ancora più scioccante e destabilizzante. Tuttavia, proprio per questa iniziatica frequenza scioccante, se riusciamo a gestire lo shock, il nuovo senza subirlo, l’effetto mutativo sarà ancora più potenziante.
Davvero tutto sta nel COME ci viviamo la mutazione, il cambiamento in atto: se non lo accetti non puoi che subirlo e venirne travolto.
Dove per accettarlo non significa farselo andare bene ma prendere atto della situazione e rispondere di conseguenza in accordo alla propria unicità.
Come ben sappiamo… seguendo la propria Strategia e Autorità.
Con questo rinnovato spirito prepariamoci alle limitazioni e viviamole per quello che realmente sono: non certo blocchi e ostacoli ma preziosi stimoli evolutivi, opportunità di crescita. Ricorda che ciò che ti limita è anche ciò che ti sprona a sprigionare il tuo massimo potenziale.
Tutto sta nel COME lo vivi.
Osservando la Natura puoi trarne valida ispirazione e contemplare come tutto, in Natura, è impulsato a fare di necessità virtù. A tal fine – poiché non siamo mai soli ma sempre vigilati e supportati – la grande alleata che ci accompagna in questa mutazione è la malinconia. La Malinconia che ci ispira e guida in questo processo individuale, introspettivo, altamente creativo.
Anche e soprattutto in questo caso non possiamo che accogliere la malinconia quando si presenta e riconoscere che viene PER noi: PER sostenere la mutazione a cui siamo chiamati.
Buon accoglienza nel saperti aprire alla novità che l’adesso ti porta,
riconoscendo il contributo di ciò che ti lascia il vecchio
e nel rispetto di ciò che arriverà… e sarà determinato da come sai accogliere ciò che c’è, ora.
Mutatis mutandis* dicevano gli antichi. Mutatis mutandis, sì…
Individualmente Insieme
*Mutatis mutandis è un’espressione latina che significa letteralmente «cambiate (mutatis) le cose che sono da cambiarsi (mutandis)», ossia «fatti i debiti cambiamenti». Non opporti ai cambiamenti, scopri dentro di te il modo di fluire con essi e sii tu per primo il cambiamento che desideri attuare. Nell’unico modo possibile: in amore a Te stesso.
Sei Unico Non hai scelta Ama te stesso.
Ama la tua illimitata unicità, nella tua limitata forma.
In immagine Kintsugi-face by Midgard999 on DeviantArt (licence creative commons). Un volto ispirato all’arte giapponese del kintsugi. Il kintsugi , letteralmente “riparare con l’oro”, è una tecnica di restauro ideata alla fine del 1400 da ceramisti giapponesi per riparare tazze in ceramica per la cerimonia del tè.
«Le linee di rottura, unite con lacca urushi, sono lasciate visibili, evidenziate con polvere d’oro. Gli oggetti in ceramica riparati con l’arte Kintsugi diventano vere opere d’arte: l’impreziosire con la polvere d’oro accentua la loro bellezza, rendendo la fragilità un punto di forza e perfezione. Ogni ceramica riparata presenta un diverso intreccio di linee dorate unico e irripetibile per via della casualità con cui la ceramica può frantumarsi. La pratica nasce dall’idea che dall’imperfezione e da una ferita possa nascere una forma ancora maggiore di perfezione estetica e interiore». [tratto da Wikipedia]
Lo scopo non è nascondere il danno ma enfatizzarlo. Un’ispirazione utile a ricordarci come i limiti, le limitazioni non vadano subite come qualcosa di negativa bensì valorizzate come il modo che ha la vita di potenziarci e condurci alla Bellezza: la Nostra Bellezza.
L'accettazione del limite è il primo passo verso la trascendenza.
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