Tiziano Terzani

Tiziano Terzani (Firenze14 settembre 1938 – Pistoia28 luglio 2004) è stato un giornalista scrittore italiano.

Per oltre trent’anni, dal 1972 al 2004, vive in estremo oriente con la moglie Angela e i figli Saskia e Folco.
Corrispondente del settimanale tedesco Der Spiegel, collabora anche a L’espresso, la Repubblica e al Corriere della Sera.
I suoi libri, tutti editi da Longanesi e tradotti in molte lingue, raccontano le grandi storie di cui è stato testimone.
In Pelle di leopardo (1976) la fine della guerra in Vietnam; in La porta proibita (1984) la Cina del dopo Mao; in Buonanotte, signor Lenin (1992) il crollo dell’Unione Sovietica; il volume In Asia (1998) raccoglie le sue migliori corrispondenze dai paesi d’oriente. Con Un indovino mi disse (1995), Lettere contro la guerra (2002) e Un altro giro di giostra (2004) affronta i temi che riguardano direttamente l’uomo e raggiunge un vastissimo pubblico.
Muore a Orsigna nel luglio 2004.
Nel 2006 esce postumo La fine è il mio inizio, a cura di Folco Terzani; nel 2008 Fantasmi. Dispacci dalla Cambogia, con uno scritto di Angela Terzani Staude; nel 2010 Un mondo che non esiste più, fotografie e testi scelti da Folco Terzani. Alla sua memoria sono dedicati il Premio letterario internazionale dell’Associazione vicino/ lontano di Udine, il Premio nazionale per l’umanizzazione della medicina di Bra, e il sito www.tizianoterzani.com.

Tiziano Terzani
Generatore Manifestante Emozionale 5/1
Croce di Angolo Sinistro dell’Informare
Sole nell’Esagramma 47.5: il Santo, il dono in tempi di oppressione di mantenere senza ipocrisia una relazione armonica con gli oppressori, mentre si offre aiuto e soccorso agli oppressi.

La regola secondo me è: quando sei a un bivio e trovi una strada che va in su e una che va in giù, piglia quella che va in su.
È più facile andare in discesa, ma alla fine ti trovi in un buco.
A salire c'è più speranza. È difficile, è un altro modo di vedere le cose, è una sfida, ti tiene all'erta.
Oggi l'economia è fatta per costringere tanta gente a lavorare a ritmi spaventosi per produrre delle cose perlopiù inutili, che altri lavorano a ritmi spaventosi, per poter comprare, perché questo è ciò che dà soldi alle società multinazionali, alle grandi aziende, ma non dà felicità alla gente.
L'inizio è la mia fine e la fine è il mio inizio.
Perché sono sempre più convinto che è un'illusione tipicamente occidentale che il tempo è diritto e che si va avanti, che c'è progresso.
Non c'è. Il tempo non è direzionale, non va avanti, sempre avanti.
Si ripete, gira intorno a sé. Il tempo è circolare.
Lo vedi anche nei fatti, nella banalità dei fatti, nelle guerre che si ripetono.
Ho fatto questo mio mestiere proprio come una missione religiosa, se vuoi, non cedendo a trappole facili. La più facile, te ne volevo parlare da tempo, è il Potere. Perché il potere corrompe, il potere ti fagocita, il potere ti tira dentro di sé! Capisci?
Se ti metti accanto a un candidato alla presidenza in una campagna elettorale, se vai a cena con lui e parli con lui diventi un suo scagnozzo, no? Un suo operatore. Non mi è mai piaciuto.
Il mio istinto è sempre stato di starne lontano. Proprio starne lontano, mentre oggi vedo tanti giovani che godono, che fioriscono all'idea di essere vicini al Potere, di dare del "tu" al Potere, di andarci a letto col Potere, di andarci a cena col Potere, per trarne lustro, gloria, informazioni magari. Io questo non lo ho mai fatto.
Lo puoi chiamare anche una forma di moralità. Ho sempre avuto questo senso di orgoglio che io al potere gli stavo di faccia, lo guardavo, e lo mandavo a fanculo. Aprivo la porta, ci mettevo il piede, entravo dentro, ma quando ero nella sua stanza, invece di compiacerlo controllavo che cosa non andava, facevo le domande. Questo è il giornalismo.
La Storia non esiste. Il passato è solo uno strumento del presente e come tale è raccontato e semplificato per servire gli interessi di oggi.
Il coraggio è il superamento della paura.
La mia vita è stata un giro di giostra, sono stato incredibilmente fortunato e sono cambiato tantissimo.
A volte bisogna rischiar, fare altre cose.
Occorre rinunziare ad alcune garanzie perché sono anche delle condizioni.
Ho sempre sentito che avevo delle responsabilità.
Quel senso del dovere, poi, che avevo sempre addosso, quel senso che, insomma, era giusto fare certe cose o non farle.
Ma non ero io... era che non c'era niente di più importante nella mia vita, non c'era niente di più grande, sai... sono uno che non ha mai fatto compromessi.
Non ne ho avuto forse un grande bisogno, ma avevo una ripulsione per i compromessi e se questa la vuoi chiamare moralità, sì.
L'unico vero maestro non è in nessuna foresta, in nessuna capanna, in nessuna caverna di ghiaccio dell'Himalaya... E' dentro di noi!
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